Record positivo: 3 film belli consecutivi al cinema.
Inglorious basterds.
The Imaginarium of Doctor Parnassus.
E ultimo, ma non per importanza:
Where the Wild Things Are
Nel paese delle creature selvagge
Un film delizioso: metafora dell'infanzia.
Ammetto di non avere letto il libro di Sendak perciò non posso fare paragoni.
So che come illustratrice questo mi squalifica... ma è giusto ammettere i propri limiti, le proprie debolezze. Comunque rimedierò.
:-)
E non è proprio di debolezze che narra questo film? In parte mi pare di sì.
Narra di sentimenti, di emozioni... di conflitti. Di soluzioni.
Ho pianto molto.
Come al solito. Ultimamente non piango più solo per cani e vecchi, ma per tutto.
Ho persino pianto (mi sono trattenuta a dire il vero, perché era giorno pieno e il contesto non dei più adeguati per esternare commozione) in conclusione del settimo convegno sull'integrazione scolastica che si è svolto a Rimini. Sarò pazza.
Mi commuove il coinvolgimento... l'appartenenza. Chissà perché.
Tornando a Max, il protagonista del film, e a Carol, la creatura rabbiosa come lui, gelosa come lui, violenta come lui... che dire. Siamo noi.
Io di sicuro.
"Tu non ti controlli" è la mamma che accusa Max (e Max, poi, che accusa Carol, con le stesse parole, guarda caso) quando Max morde. A chi non capita di mordere ogni tanto?
Mordere anche chi si ama, per fasi sentire. Un morso è un abbraccio più... incisivo. Un abbraccio ancestrale.
KK, la creatura più sensibile e più completa di quel mondo, mangia Max per difenderlo dalla sua stessa rabbia. Un grande abbraccio, inglobante, che piano piano rischia di soffocarlo.
Come il troppo amore?
Non so.
Spingersi troppo in là nella decifrazione delle metafore è spesso sconveniente: viene meno la poesia.
Comunque una cosa è certa: tutte le sue emozioni, concretizzate come mostri goffi e ingombranti, rischiano spesso (e ho trattenuto il fiato in molte scene) di schiacciarlo, travolgerlo, soffocarlo, spezzarlo. Persino nell'enfasi del gioco.
Non accade, però.
Forse se fosse stato un adulto si sarebbe rotto un osso in fretta. Ma un bambino no.
L'infanzia è una stagione privilegiata, tutto sommato.
Mi procurerò il libro, lo prometto, intanto il film l'ho trovato raffinato, ricercato, fresco, moderno... e soprattutto coinvolgente.
Mi piace piangere al cinema, mi piace meno quando le luci si accendono e sto ancora piangendo.
:-)